Periodo di castagne e scampagnate nei boschi, il tempo lo
permette il desiderio è tanto così giorni addietro siamo andati nella nostra
piccola porzione di castagneto su in montagna a raccogliere i gustosi frutti.
In questa zona della Sila i nostri nonni e bisnonni avevano escogitato uno
stratagemma per rendere più appetibili i frutti del riccio innestandoli e
ottenendo così una varietà di castagna molto più dolce e saporita di quella selvatica.
Così sotto un bell’esemplare
di circa cento anni ho acceso il fuoco e
mentre la mia signora si dilettava a raccoglierle io da provetto cuoco del
forchettone alla brace mi sono industriato ad arrostir castagne nzerte (così in
dialetto) che in italiano starebbe per castagne innestate. Avevo con me anche
un mezzo litro di quello buono e ne uscì fuori un arrostimento coi fiocchi.
Dopo
per smaltire i due bicchierozzi e il chilo di castagne arrostite fra brace e
cenere direttamente sulla nuda terra mi diressi in cerca di legni idonei alla fabbrica
di pendoli sensibili alla rilevazione di geomagnetismi e campi energetici
nocivi per la salute. Non riuscendo a scindere l’utile dal dilettevole mi
ingegnai appunto su per la boscaglia lasciando moglie e suocera a completare la
scorta di marroni da portare a casa.
Siccome non esco mai in campagna, boschi, eccetera privo dei
miei amati strumenti tirai fuori dalla custodia l’amato biotensor aramen e
partii appunto a caccia di legni sensibili alle emanazioni della terra, del
cosmo e dell’energia elettrica.
Imboccato un sentiero su pel quale avevano transitato da
circa metà 800 i piedi di tutta la mia
famiglia giunsi sull'altro versante
della montagna proprio sotto i cavi di una malaugurata linea dell’alta tensione
da cui gli orrendi tralicci sono deturpati i paesaggi e le campagne di tutta Italia.
Qui il mio nobile strumento prese finalmente a vibrare
velocemente su e giù quasi con violenza rispondendo così alla muta domanda che
gli rivolgevo ormai da più di mezzora senza ricavarne risposta. Fra gli
arbusti e i grandi alberi sotto i fili carichi di energia elettrica aramen
diceva senza sosta: - va bene, va bene.
Così compresi l’arcano e scelsi un paio
di robusti rami di melo selvatico che segai e ridussi a pezzi da un metro che
poi scortecciai e mi portai via soddisfatto. Nulla di più valido di un albero
nato e cresciuto sotto un traliccio dell’alta tensione per ricavare uno strumento
idoneo a cercare in camera da letto e sotto le scrivanie le zone di radiazione
geopatogena. Senza contare che il melo selvatico era il legno preferito dei
celti per la fabbricazione dei loro strumenti divinatori. Giunsi al campo base in tempo per sbucciare le
ultime castagne lasciate al caldo sotto la cenere…