sabato 7 dicembre 2013

L'albero delle colombe bianche

Ci sono dei punti della mia infanzia che si sono fissati in mente come delle fotografie sempre attuali che non sono mai riuscito a cancellare.  Anche nei momenti di crisi peggiori della mia vita, non ho mai potuto rinnegare quei momenti. Per anni sono stato lontano dalla fede, dai 16 ai trenta anni ignorai la fede e nel mio intimo la rifiutavo, la fuggivo detestando ogni suo insegnamento, correndo dietro a ogni desiderio che la mia mente mi suggeriva. Quasi mi feci hari  krishna ma l'albero delle colombe bianche non potei mai dimenticarlo. Come un dvd incantato si ripeteva sempre nella mia mente ciclicamente, ogni tre quattro mesi eccolo li che ricompariva. La scheggia nel labbro, gli altarini di quando ero bimbo e il ricordo delle colombe bianche mi tennero inchiodato fino a che non recuperai la fede per un altro gesto di Grazia della mai veramente dimenticata Madre di Dio. 

A febbraio del 70 tolsi da me aiutato da mio padre i punti di sutura dal labbro deturpato dalla lancia scagliatami contro dall'ontano ribelle che comunque seguendo il suo destino fu inesorabilmente arso per fornire calore e pasti caldi a mio nonno e mia nonna e la prole che ancora avevano a casa. (Ora so che quella lancia mi fu scagliata sulla bocca a causa di tutte le bestemmie che avrei profferito negli anni bui della mia vita contro il Figlio di Dio e la sua Amata Madre...Dio misericordioso abbi pietà di me e della mia anima.)

Ormai grandicelli io e mio fratello Peppe, iniziavamo ad allontanarci sempre piu da casa ma abitando in montagna con le case dei vicini che si contavano su una sola mano dove saremmo mai potuti andare? Facile da indovinare, la nostra meta era una sorgente d'acqua nel bosco sulla montagna dirimpetto alla nostra casa. Che strano non ci avevo mai fatto caso, ma tutta la mia vita ha sempre ruotato attorno a delle sorgenti d'acqua...ma questa è un'altra storia. 

Dicevo, iniziammo ad allontanarci sempre piu da casa, fino alla sorgente che sgorga (ancora oggi) in un gruppo di giganteschi ontani e pioppi alla base di una roccia sulla quale noi dopo aver bevuto salivamo per cercare di vedere il versante sottostante in direzione del bosco ove mi ero ferito l'anno prima con la scheggia. prendemmo quest'abitudine e con regolarità facevamo questa sorta di pellegrinaggio e iniziammo a portarci anche le capre a pascolare (ne avevamo sette e due pecore e un somaro femmina). 

Giunse l'Immacolata, per festeggiarla decidemmo di andare alla sorgente bere e dire delle Ave Maria. così ci diceva il cuoricino di fanciulli e così facemmo. bevemmo con le mani a coppa, salimmo sulla roccia e iniziammo a vedere qualcosa che giorni prima non c'era. Quel versante era coperto da ginestre, spine e rose canine e qui e la qualche alberello ma al centro c'era un bel castagno spoglio di foglie ma ricco di rami. Quel che vedemmo mio fratello e io ci riempì di meraviglia, la giornata era fredda e la macchia era tutta sommersa dalla bruma, solo il castagno scheletrico svettava frustato dal vento che faceva contorcere i rami nodosi e rinsecchiti. 

A gruppi di tre o quattro alla volta arrivavano dei piccoli stormi di colombe bianche, che si appollaiavano sui rami e tubavano col loro caratteristico verso, arrivarono pure delle tortore, e tanti altri uccelli tutti rigorosamente bianchi. Restammo così stupiti a guardarli riempire tutti i rami dell'albero e altri arrivavano e altri volavano via per poi tornare e tutto il bosco era pieno del loro canto. A un certo punto mio fratello interiormente mosso dallo Spirito di quella giornata festiva disse sorridendo e facendosi il segno della croce: 
- Guarda Vì! stanno festeggiando l'Immacolata.-  
Ricordo che restammo un bel po a guardare anche per vedere se arrivano uccelli di altri colori, il bosco era pieno di merli, storni, tordi e passeri, fringuelli eccetera ma quel giorno sembrava che tutti i volatili del bosco erano diventati bianchi. 

Dopo pranzo  cercammo di portare anche la mamma ma non ci credette e così tornammo da soli sul posto e continuammo ad assistere al quella strana processione che durò fino al tramonto, verso il cui, uno dopo l'altro come erano venuti se ne andarono ognuno per la sua strada...tornammo il giorno dopo ma inutilmente. decidemmo di tornare a Natale ma di uccelli bianchi neanche l'ombra. convinti ci giurammo di tornare l'anno successivo per il giorno dell'Immacolata e puntualmente il fenomeno si ripeté come l'anno prima, la bruma, il vento e centinaia di colombe e tanti altri uccelli bianchi. Da quel momento nessuno ci tolse piu dalla mente e dal cuore che quello era il festeggiamento degli uccelli all'Immacolata. La primavera che venne ci trasferimmo a Roma e quella fu l'ultima volta che ci andammo. Ora sono trascorsi quarantun' anni  e venti che sono tornato ma anche quest'anno so che non avrò il coraggio di andare a vedere se ancora c'è l'albero delle colombe bianche...

Fra zii cugini  amici e parenti vari in famiglia all'epoca ci saranno stati un centinaio di cacciatori che tutti i giorni per tutta la stagione di caccia giravano per i boschi armati fino ai denti di doppiette sovrapposti e automatici ma nessuno di loro portò mai a casa un piccione bianco o vide mai uno solo di quegli uccelli volare per il bosco. Sia io che mio fratello curiosi come sorci mettevamo il muso dappertutto e a tutti chiedevamo se avevano visto qualche stormo di uccelli bianchi. In effetti nei nostri boschi non circolano simili creature tranne qualche isolato colombaccio  e oggi col cambiamento climatico si avvicina timida qualche tortora domestica. Spesso negli anni ci venne naturale chiederci cosa ne sarebbe stato di noi se non saremmo stati portati via e trapiantati in una città che ci fece perdere la fede e la speranza e che un ventennio dopo solo un miracolo ce le restituì ma in gran parte la nostra vita era ormai deturpata  ma personalmente non mi lamento perchè è sempre piu di quanto avrei mai potuto lontanamente sperare dalla vita. 

Spero di avere forza prima che il mio tempo quaggiù finisca di tornare alla sorgente sulla montagna per il giorno dell'Immacolata Concezione a vedere il cantico dedicato a lei dalle Colombe bianche. E tu Santa Vergine immacolata non allontanarti mai piu dalla mia vita perchè lo sai che se dipendeva da me io non mi sarei mai allontanato dal posto che tu avevi scelto per mostrarti a me, a noi... Ora la mia testimonianza è completa. Benedetta sei tu nei scoli  Maria. Amen.







Buona Festa dell'Immacolata a tutti


Buona Festa dell'Immacolata a tutti...Credenti e non credenti, amici e chi passa di qui deridendomi. A chi non condivide ma nonostante tutto la rispetta perchè è la donna più bella e dolce del mondo...


Mi sto facendo vecchio a furia di ripetere che la Madonna esiste.  Ho con lei un rapporto speciale e fin da bambino le costruisco altari  e  prego per Lei e con Lei l'Ave Maria. A tanta gente ho parlato di noi, dell'amore che ci unisce e che da sempre mi protegge e almeno due volte mi ha salvato la vita.  La prima volta non la dimenticherò mai. era l'estate del 69, su in montagna dove abitavamo faceva già freddo, strade sui monti non ce ne erano e si trasportava tutto a dorso di somaro. 

Il nonno aveva detto a due zii, di andare a tagliare un ontano e portarlo a casa appunto col somaro. Destino volle che anche i miei genitori quel giorno non erano a casa e mi avevano lasciato con gli zii, così mi portarono con loro a far legna in groppa al somaro...giunti sul luogo del taglio su per un sentiero irto  e stretto attraversando un castagneto sconfinato dalle cime altissime con me felicissimo di trovarmi in groppa al somaro me ne stavo con gli occhi al cielo a osservare il sole che appariva e spariva fra il fogliame giocando a lanciare improvvisi raggi di luce che mi scaldavano le guance e mi facevano chiudere di botto gli occhi per il forte luccichio. 

Giunti sul posto scelsero l'albero da abbattere e me lo fecero vedere da vicino, era alto più di dieci metri  il fusto alla base di un 30 cm di diametro, dritto  e svettante assieme a tanti altri suoi pari sul fondo di una scosceso costone coperto di erba scivolosa e tagliente più di un rasoio. Per prudenza mi dissero di salire su e allontanarmi perchè li poteva essere pericoloso. così feci e risalii la china e quando giudicarono che ero al sicuro (in linea d'aria visto il dislivello ero in piano con la punta dell'albero) presero a tagliare col segaccio, uno da una parte e una dall'altra  e ben presto l'albero iniziò a vacillare finché non ripiegò sugli altri alberi dietro di lui e finalmente cadde. 

Nel cadere una cima dell'albero vicino rimase impigliata ai suoi rami e iniziò a tendersi come un arco io ero li e vedevo tutto, a un certo punto  il ramo si ruppe con inaudita violenza e con fragore come di tuono  una saetta partì da lui nelle mia direzione...Una scheggia lunga un metro e dello spessore di una gamba di tavolo mi rimbalzò di piatto sul petto sbattendomi a terra e volò in aria quattro o cinque metri per ricadermi di punta sulla faccia. Il peso della scheggia era di una ventina di chili, appuntita come una lancia, seghettata e micidiale, mi si piantò sul labbro superiore e qualcosa la fermò.  (Sto piangendo al ricordo di quella terribile lancia piantata sul mio viso)  La vidi cadere di lato e subito dopo svenni. 

 Tutti quel giorno dissero che la Madonna mi aveva fatto il miracolo perchè quell'arpione maledetto tagliò solo il mio labbro superiore senza neanche ferire la gengiva come se qualcuno lo avesse afferrato e trattenuto...dello stesso parere fu il medico che mi ricucì la faccia.  Mia madre dette merito al Beato Angelo d'Acri così  quell'anno per la sua festa mi fece cucire un abito da fraticello e mi portò in pellegrinaggio nella sua basilica .   Ancora oggi a ricordo dell'episodio una bella cicatrice mi orna il labbro superiore sinistro da sotto al naso a tutto il labbro come pure il ricordo delle mie urla di dolore una volta svegliato perchè il primo medico si rifiutò di ricucirmi,  così dovettero correre da un paese all'altro con me che mi stavo dissanguando sul sedile della 850 di mio zio. Quando finalmente un dottore accettò di ricucirmi a crudo e senza anestesia, altre urla di terrore di fronte a  un orribile ago a uncino che non dimenticherò mai. 

La seconda volta fu  nel 96. Una mattina mi svegliai paralizzato del braccio e gamba sinistra. Ebbi un tia, con pressione minima a 150 e massima a 220...mentre mi accadeva il fattaccio in piena  notte, mia moglie si sognava la Madonna che mi teneva la testa fra le mani. Non ci volle una scienza per capire  che mi aveva salvato la vita e quantomeno da una terribile esperienza perchè il tia è l'anticamera dell'ictus. Madonna santa, accogli questo mio ricordare come una testimonianza per il bene che mi hai sempre ottenuto dal tuo Figlio Gesù perchè lo sappiamo bene noi che lo conosciamo che se lui non vuole sulla terra non si muove neanche una foglia ma che il male spesse volte  ce lo facciamo da soli per nostra volontà. Ti Amo Madonna mia, continua a vegliare su di me, su tutti i miei cari e le persone che mi stanno a cuore. Così sia.